martedì 2 luglio 2013

IL SOGNO DI ICARO ..e che sogno..volare...

vi ripropongo un mio vecchio scritto, uno dei primi, io lo trovo molto bello...e significativo..

La leggenda narra che Dedalo e suo figlio Icaro fuggirono dal palazzo del Minotauro costruendosi delle ali con la cera, ma durante il volo sul mare Icaro, stregato da quello che vedeva, volò sempre più in alto verso il sole che, con il suo calore, gli sciolse le ali e lo fece precipitare e morire tra le onde.   Mi capita spesso di pensare a questa scena e la cosa che più mi colpisce, a parte la fine tragica del figlio di Dedalo,     è il desiderio del ragazzo di salire, di sfidare l’ignoto,  fino alle estreme conseguenze. 

 Certo, qualche volta il sognare, il porsi nella vita dei risultati che vanno al di là del semplice vivere quotidiano, può sembrare ai più (a chi si sa solo accontentare di ciò che può avere) una scelta rischiosa, una perdita di tempo, o addirittura, in qualche caso, un attentato alla sacralità della vita che ci viene quasi sempre organizzata in modo che il fare, il produrre siano al primo posto. Per me l’alpinismo è un po’ come il sogno di Icaro: salire, sfidare l’ignoto, fuggire per un attimo da questa vita noiosa e piatta per vedere il mondo e me stesso in un modo un po’ più profondo e più nitido.

 Quando qualcuno muore in montagna, il commento più ricorrente è quello che se la sono cercata e si liquida la faccenda con una scrollata del capo, sicuri che a noi certe cose non possono succedere.  A parte il fatto che ognuno di noi nasce con il destino già segnato (nella storia di Samarcanda, il soldato, scappando dalla morte, le va incontro quasi a braccia aperte), penso che nessuno affronti la montagna con il desiderio di morire, ma di vivere in modo più intenso e di portare il proprio corpo, e soprattutto la propria anima, a livelli di conoscenza che in situazioni normali non si possono neppure immaginare. Io non voglio esaltare, come si faceva una volta, chi muore in montagna, o considerare eroi persone che seguono con molto impegno le loro passioni, ma mi sforzo di capire e soprattutto non condanno chi ha avuto il coraggio di spostare un po’ di più verso l’alto e verso il bello i propri limiti, e cerca di realizzare qualche proprio sogno e non sempre i progetti e le aspettative che altri hanno su di lui. In un mondo iperprotettivo e sempre meno disposto a fare sacrifici, un mondo dove non sempre la fatica paga, ma spesso vince chi è più furbo, 

scegliere di giocarsi e qualche volta perdere la propria vita, senza finzioni né trucchi che tolgono il senso all’avventura, può diventare una scelta controcorrente, ma foriera di un carattere che può portare nella vita di chi ci sta vicino, una nuova fiducia nei propri mezzi e una speranza nelle proprie forze. Spesso ha più senso, se uno ci crede, sapere anche nuotare controcorrente, specialmente se stare nella massa pecoraia umilia il nostro io e le nostre capacità. Per concludere, è vero che il sogno di Icaro di innalzarsi sul mondo piatto e noioso può essere rischioso, ma sognare, specialmente se si è giovani, aiuta a vivere la vita più intensamente e in modo più appagante.

in cima alla torre Delago...


Emiliano




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ai giovani

sempre più spesso si sentono criticare i giovani,perchè sono vuoti ,leggeri e non hanno ideali..Ma noi adulti che mondo abbiamo lasciato a questi ragazzi? Le nostre lontane lotte,cosa ci hanno dato da tramandare ai giovani? Noi che allora eravamo idealisti e lottavamo per i diritti,che tipo di mondo abbiamo poi creato per chi è venuto dopo? secondo me ci siamo adagiati sulle comodità e chi è rimasto quello di quei tempi è considerato un fuori di testa