A me piace la storia dell'alpinismo e se posso fare un rilievo ai giovani, che vanno fortissimo però in montagna, è quello che molti di loro ignorano le imprese di chi è passato prima di loro e secondo me, in questo modo perdono molto del gusto di questa bellissima arte che è salire montagne.
Comunque questa grande impresa è stata realizzata da Thomas Hornbein e Willi Unsoeld , che poi arrivati in vetta sono scesi per la via del colle sud ( quella considerata la normale ) avendo la fortuna di incontrare due loro compagni attardatisi in discesa, altrimenti sarebbe stata dura scendere dall'Hillary steep al buio e senza conoscere la via. Credo sia la prima volta che un 8000 e il più alto, venisse salito da una via e sceso dall'altra. Nel 1970 al Nanga Parbat , Messner , per motivi gravi , col fratello Gunther che stava male, salirà il versante Rupal, la parete più alta del mondo e scenderà per il versante Diamir realizzando un miracolo e un'impresa colossale, che purtroppo però non salverà la vita del fratello, portato via da una slavina. Comunque , torniamo all' Everest.
L'amico Giampaolo, quando si va in montagna, continua a ripetere come un MANTRA la frase del film Everst sulla tragedia del 96..Un passo alla volta si arriva in cima..
Frase bella e vera, però la trentesima volta che la senti ti verrebbe voglia il passo di farlo su una sua parte poco nobile..e allora vi propongo io una bellissima frase del primo salitore della cresta ovest..a me è piaciuta tantissimo e te la condivido, leggila e poi dimmi cosa ne pensi..
L’esistenza
su una montagna, è semplice. Raramente nella vita,le cose sono più semplici:
sopravvivere e lottare per arrivare su una cima. L’obiettivo è là, solido,
tridimensionale, lo si può vedere, toccare, calpestare; il modo di raggiungerlo
è ben definito, l’energia di tutti è diretta al risultato. In questa semplicità che elimina la parte superficiale
di civiltà, è più facile trovare ciò che ha davvero significato, il piacere di
un’amicizia profonda, i momenti di irresistibile comicità, il sentire il sapore
delle difficoltà, del dolore, della bellezza, della gioia.
T.F.
HORBEIN
Emiliano..
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