Io e Roberto siamo in sosta e oltre al fatto che è scomoda, il rumore d'inferno che fanno i sassi che cadono sopra di noi mi fanno rabbrividire..
Sono rannicchiato in un camino 300 metri sopra l' attacco e devo per forza uscirne perchè un masso incastrato sopra di me mi sbarra la salita e per proseguire devo per forza affrontare questo strapiombo,buttandomi in fuori e salendo sopra il sasso..
Il problema è che la corda sopra di noi ,che il nostro amico ci tende ,fa rotolare a valle un sacco di sassi ,che creano un rumore infernale e sono tutti convogliati sopra il masso che dobbiamo superare..
La mia paura è trovarmi sospeso per aria ,un pò nel vuoto ,e beccarmi un sasso in faccia ,con conseguenze penso poco piacevoli..
Finalmente ,piano piano ,quasi trattenendo il respiro ,mi alzo lentamente e centimetro dopo centimetro,con qualche sassolino che scherza ma non mi fa male ,supero il malpasso e sono sopra ,aspettando che arrivi Roberto...
Anche lui è fuori e la via di salita è sgombra ,per cui dopo 2 o 3 tiri siamo fuori ,sulla cima ,che è grande ed erbosa con molti resti della prima guerra mondiale..stretta di mano di rito e discesa a valle,con le mani scorticate ,il cuore ancora sottosopra,ma dentro di noi una immensa gioia per il risultato..
A parte il passaggio pericoloso,che l'anno dopo ,abbiamo superato con una variante,di quella parete ,che oscurata dalla sud della Tofana di Rozes molto vicina,mi è rimasto come caro ricordo la visione di un prato che nella verticalità della parete ,essendo piccolo non si vedeva, un prato coi bordi a strapiombo ma ricchissimo come non ne ho mai più viste ,di stupende stelle alpine,che forse quel giorno erano sbocciate tutte insieme solo per farsi vedere e ammirare da noi poveri innamorati delle rocce..
EMILIANO