La mia reazione è stata da premio nobel,ho aspettato che si calmasse e poi abbiamo ripreso a salire fino in cima al Resegone..Logicamente in vetta era contenta ma a me bruciavano ancora le cinque dita sulla guancia..non tanto per il dolore,quello passa presto,ma per il mio orgoglio di grande alpinista ferito da una crisi di nervi...dimenticavo,per quella ragazza avevo una cotta di quelle che poi a farle passare ci vuole una vita,per cui penso che sia quello che mi abbia trattenuto da buttarla di sotto... In seguito ,e non so perchè,non l'ho più portata in montagna con me,però quando vedo qualcuno al mio fianco in crisi,mi guardo bene da cercare di fargli coraggio contandogli delle frottole...ho imparato a stare zitto o a stare sul vago...Probabilmente però,sono cresciuto anche come accompagnatore,perchè adesso capisco che non posso misurare la salita in montagna sulle mie qualità,ma sempre su quelli che magari essendo più deboli,restano ultimi...
Quando vado da solo brucio i sentieri ,ma quando sono in compagnia di persone ,magari alla loro prima esperienza,cerco di stare al loro passo..e così la mia faccia ci guadagna...
EMILIANO
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