Ovvero… è bello sognare ma…
Sempre la triste leggenda del primo volo ci indica in Icaro lo
pseudosognatore che sale così in alto, che il suo ardire lo farà morire, e
mette in secondo piano, forse la figura che in questo momento più mi
avvicina, cioè Dedalo, il padre del ragazzo.
Quest’uomo, oltre ad aver contribuito a costruire il palazzo del Minotauro,
ha anche ideato il sistema per fuggire, costruendo le ali che poi gli
avrebbero rapito il proprio figlio con la loro sensazione di libertà.
È questa la mia preoccupazione. Spesso il sogno di Icaro può diventare per
me l’incubo di Dedalo. Un padre, appassionato fino al midollo di montagna
che da giovane ha praticato l’alpinismo, cerca inconsciamente (ma spesso
per continuare a vivere l’avventura) di trasmettere ai propri figli questa
passione … e fin qui niente di male, sennonché qualche volta i figli (anzi
quasi sempre), diventati grandi, se la malattia è stata trasmessa, superano
il proprio padre che, visti i tempi superveloci della tecnica alpinistica, non
può non essere sorpassato.
E i padri, che magari da giovani hanno fatto discrete salite rischiando
qualche volta di farsi male (ho fatto anch’io le mie cazzate in parete, ma è
andata bene!!!) si preoccupano molto, dimenticando i loro trascorsi.
Di primo acchito mi sorge spontanea una domanda: non ci sarà un po’
d’invidia perché i nostri figli, a differenza nostra, realizzano più sogni?
Avere dei figli è stata per me la gioia più grande e mi ricordo
perfettamente, a distanza di anni, le sensazioni provate, le lacrime di gioia
versate, i sogni e le aspettative immaginate.
Se avere un figlio è la gioia più grande, spero di non provare mai quello che
è il dolore corrispondente, cioè perderlo. Faccio fatica a vedere un Dio che
ama così tanto l’uomo, da dargli dolori così atroci.
La vita è un dono, ma penso che chiunque, piuttosto di perdere le persone
più amate, si metterebbe al loro posto. Alla fine poi c’è la fede, e speriamo
che chi ne ha bisogno, ne abbia abbastanza quando serve.
Però anche questo a ben guardare è un discorso un po’ egoistico perché è
vero che qualche volta la montagna è pericolosa, ma è anche vero che non
possiamo mettere, con il pretesto che abbiamo dato loro la vita, i nostri
figli sotto una campana.
L’esistenza è preziosa, ma occorre anche avere delle aspirazioni, perché
altrimenti la monotonia del vivere quotidiano senza mai un’emozione e
senza delle proprie scelte, che comportino anche lo sbagliare, porterebbe i
nostri figli a non vivere.
Vivere è anche seguire le proprie emozioni ed aspirazioni. Vivere è anche
poter sognare di non porsi troppi limiti nelle cose in cui si crede.
Ma sopra ogni cosa, vivere è la capacità di scegliere con la propria testa che
tipo di esistenza ci è più congeniale e di conseguenza adeguarsi ogni giorno,
sicuri che andare dove ci porta il cuore può essere rischioso, ma può dare
anche un senso a tutto.
E noi papà preoccupati, se amiamo i nostri figli, dobbiamo farli scegliere e
anche se costa, nelle notti insonni e nelle occhiate preoccupate al cielo per
controllare il clima, dobbiamo essere sempre loro vicini e orgogliosi di loro.
Camminare da soli è difficile, ma quando si riesce non c’è paragone, e di
sicuro con questi presupposti, le raccomandazioni che avremo fatto loro
saranno più seguite.
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