venerdì 17 dicembre 2010

IL RESEGONE

Piani d’Erna – Monte Resegone - (12 Ottobre 2008)
Penso che più di una volta, a tutti noi, sia capitato di compiere azioni che, pur nella loro
mancanza di logicità, ci sanno dare delle soddisfazioni che forse non ricordiamo più di aver
provato.
Sto salendo con molti amici e amiche sulle erte creste finali del Resegone e questo pensiero
mi assilla fin dalla partenza.
Che senso ha fare una fatica così immane tanto da sentire il cuore batterti nel cervello, i
polmoni annaspare in cerca d’aria, le gambe spezzate in quattro dalla fatica, per poi
scendere.
Come un moderno sisifo spingo su questo ripido ghiaione il mio ego smisurato per poi
ritornare a valle con un senso di vuoto che un altro sogno realizzato mi ha creato.
Eppur ci deve essere qualcosa di più comodo al mondo che salir montagne per sentirsi
qualcuno? O no?
Pensieri da salita bella e faticosa.
Alla fine quando si arriva in cima e l’orizzonte si apre completamente, dal fondo del cuore
sgorga prima flebile, poi ruggente, un inno alla vita, che qualche volta riesco a vivere fino in
fondo nella sua versione forse più dura ma anche più vera.
Sempre nel quotidiano c’è la fatica del salire, se non si vuole stare al mondo come dei
parassiti.
In un mondo fatto di agi e comodità, già sentirsi la montagna dentro e cercare di trasportarla
con i suoi sacrifici nel quotidiano, è segno di vitalità e voglia di vivere (e non di vegetare).
P.S. Superfluo rilevare che, se per me la molla è la montagna, mi auguro che ognuno abbia
le sue motivazioni per vivere e sognare sempre di più: montagna, mare, sport, arte, scienza,
l’importante è trovare dentro di noi un angolo dove splende sempre il sole su una esistenza
che spesso ci disegnano opaca e plumbea.
Non vi dico cosa ho visto dalla cima. Che sfilata di vette scintillanti, di sogni da realizzare o
magari già realizzati, perché solo chi prova a metter piede dove tutte le linee si uniscono,
capisce quello che si prova davanti a certi incanti.
La soddisfazione più grande è sentire dopo la discesa una amica, alla quale indichi la vetta
appena salita, dire: impossibile! Eppure stamani eravamo su insieme.

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ai giovani

sempre più spesso si sentono criticare i giovani,perchè sono vuoti ,leggeri e non hanno ideali..Ma noi adulti che mondo abbiamo lasciato a questi ragazzi? Le nostre lontane lotte,cosa ci hanno dato da tramandare ai giovani? Noi che allora eravamo idealisti e lottavamo per i diritti,che tipo di mondo abbiamo poi creato per chi è venuto dopo? secondo me ci siamo adagiati sulle comodità e chi è rimasto quello di quei tempi è considerato un fuori di testa